Danza moderna tra espressionismo ed essenzialismo
“Espressionismo figurativo” ed “essenzialismo” sono i principali elementi contraddistintivi dei rispettivi danzatori “Mary Wigman” & “Kurt Joos”.
Due caratteri diversi, che malgrado le personalità opposte, sognano insieme verso la stessa direzione, quella che porterà dopo poco tempo alla danza moderna.
Entrambi solcheranno profondamente lo stile della concezione danzante di quel periodo storico, probabilmente inteso da molti come il più importante per il ballo.
Un periodo che parte da metà 800’ e si spinge fin dopo la seconda guerra Mondiale, in questi cento anni il panorama artistico della danza di un tempo viene totalmente rivoluzionato.
Mary Wigman, anch’essa di origine tedesca e nata nel 1886, deriva da una formazione altamente qualificata, che proviene da un’accademia di danza fondata dopo il 1930 da un prestigioso e rinomato artista dell’epoca: il danzatore e coreografo tedesco R.Laban (uno dei convogliatori principali del Modern).
La danza di M.Wigman cerca di esprimersi attraverso emozioni di un certo tipo, risultando come artista per niente gioiosa, ma riuscendo ad esprimere una struttura visionaria interna dalle atmosfere abbastanza tenebrose.
Tracce di stati d’animo cupi tralasciati nel tempo, in particolare da scenari e sensazioni partoriti dagli strascichi geo-politici e psicologici della Germania nel periodo storico compreso tra le due guerre Mondiali e dal corrispettivo dilaniarsi dei valori sociali.
Questi artisti fanno parte essenzialmente di una generazione che soffre la propria esistenza, attraverso le inquietudini causate dai conflitti.
Wigman predilige una visione a 360 gradi, questo stile di catturare gli elementi descrittivi la allontana da un tipo di visione soggettiva, avvicinandola bensì ad un tipo di visione totale, universale, che vede l’essere umano nella sua collettività come un un’unica e sola entità.
Cerca quindi di esprimere la condizione materiale di tutti gli esseri umani.
La sua danza si riflette molto su ciò che tenta di esprimere, adottando un tipo di movimento tenace ma al contempo stesso calmo, risoluto nel materialismo terrestre, spesso attraverso le evoluzioni sul pavimento.
Non si risparmia affatto per il suo movimento e molto spesso, la potenza del suo ballo deriva dall’utilizzo smodato della propria fisicità, da salti e da cadute sul suolo, gesti spezzati e contrastanti, da energie trattenute per poi di colpo essere rilasciate da esplosioni di movimenti tecnici e molto energici.
Altro danzatore simbolo è Kurt Joos (1901), il quale possiede uno stile lievemente differente, una concezione di coreografia che deve essere assolutamente un concentrato sensato del sentimento e dell’idea.
Per questo egli utilizzava nella maggior parte dei suoi pezzi, un significato da dover comunicare, ed è proprio questo l’essenzialismo.
Secondo artisti del calibro di Joos, la danza doveva assolutamente costituire un messaggio, cercando di essere un tipo di espressione che si capisca a che epoca appartenga, poiché essa è lo specchio di quell’epoca e deve svelarne verità e segreti.
La nascita della danza moderna segna un passaggio significativo verso una nuova era del ballo, lasciando la tecnica della danza classica come base, ma allontanandosi dal formalismo estetico e dall’eccessiva limitazione posturale.
Kurt Joos si pone come stile proprio su quella sottile linea che divide il balletto accademico dalla nuova danza espressiva, anch’egli utilizzando tematiche di problematiche sociali e di condizioni inumane, degne dell’epoca dolorosa a ridosso dei conflitti bellici e degli scenari sociali tedeschi.