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Il Blog Dell’Arte e della Danza

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Il settecento come il secolo della danza drammatica

Il settecento come il secolo della danza drammatica

Barbarina (Barbara Campanini) è stata una abilissima danzatrice classica italiana, riuscì in poco tempo a eclissare nomi prestigiosi di altrettante artiste del balletto.

Donna dalle capacità virtuosistiche elevate, molto dotata anche in campo recitativo, “rubò” ruoli a danzatrici come la Sallé e la Camargo, come ad esempio quello della statua in un rifacimento del Pygmalion a Berlino nel 1745 designato in un primo momento per Marie Sallé.

Qui conobbe altrettanti coreografi e danzatori del calibro di Jean Georges Noverre, incline al balletto d’azione, capendo inoltre che questo era un periodo evolutivo del balletto, di grande fermento, durante tutto il Settecento ma soprattutto verso la metà, molti coreografi studiarono come aumentare l’impatto emotivo, tra espressione e note drammatiche nel ballo rappresentato.

Come avvenne anche a Parigi, ove coreografi come Jean Baptiste de Hesse, iniziò a creare già dalla metà del secolo presso i Teatri per i quali lavorava, schiere di danzatori secondo uno stile di espressività miscelato tra pantomima e commedia artistica.

Era consono nell’utilizzo di soggetti sia comici che seri, spesso legati alla classe sociale meno abbiente, spesso i protagonisti dei suoi balletti raffiguravano pastori, soldati, servitori, che però durante la scena non venivano trattati in un contesto realistico.

Così come in Austria dove Franz Anton Hilverding, suggeriva coreografie analoghe  a quelle di Hesse, infatti già dal 1740 inizio a generare balletti di stampo drammatico spesso e volentieri legati a soggetti mitologici (es: Venere e Adone), Alcuni dei suoi lavori vennero resi molto celebri come il rifacimenti de “il Turco generoso”.

Per esprimere al meglio gli stati emotivi, nelle sue opere Hilverding era usuale utilizzare un tipo di espressività gestuale di tutto il corpo dei danzatori, piuttosto che isolarli a braccia ed espressioni facciali; è da qui che nascerà la sua scelta di seguire il collega francese nel tipo di formazione da adottare per tutti i nuovi danzatori accademici, anche a Vienna.

L’austriaco possedeva un gran legame come coreografo di corte e i lavori incombenti promossero l’adozione di numerosi aiutanti, tra i più di rilievo è possibile rammentare Gaspare Angiolini, il quale sostituì il maestro Hilverding mentre egli dovette pensare ad ulteriori ingaggi a S.Pietroburgo.

Qui è dove si occupò tramite ordine diretto della Zarina Elisabetta della formazione, secondo suo metodo, di innumerevoli danzatori professionisti Russi, utilizzando tra l’altro tematiche di natura russa all’interno delle sue nuove trasposizioni.

Una volta tornato in Patria a Vienna nel 1764, continuò sulle sue ormai celebri orme a trasporre grandi opere nel balletto teatrale, tra le quali “il trionfo dell’amore” con la grande Maria Antonietta, allora adolescente.

Nel frattempo artisti come lo stesso Angiolini, ma altri ancora di equiparabile importanza, in tutta Europa, continuarono sulla linea della danza di carattere drammatico; era ciò che il pubblico si aspettava e ciò che desiderava ardentemente vedere.